Marcello Corti Marcello Corti

Come è andata a Cartoon Music?

Mercoledì 16 abbiamo finalmente portato in scena Cartoon Musica, una piccola raccolta di corti d’animazione musicati e sonorizzati dal vivo.

Vi lasciamo la scaletta completa dei corti proposti: potete apprezzare la colonna sonora originale. Se in alcuni casi poco è cambiato rispetto alla nostra esecuzione, in altri il risultato è stato completamente diverso.

Mickey Mouse - The Haunted House

The Haunted House è un corto animato della durata di circa 7 minuti diretto da Walt Disney. La musica porta la firma di Carl Stalling, compositore a cui tanto deve lo sviluppo della grande musica per cartoni animati fino alla fine degli anni 50. Tra i suoi lavori spiccano le Silly Symphonies e la musica dei Looney Toons.

Bisogna notare che, sebbene non sia il primo film in cui Mickey Mouse parla, è il primo in cui Walt Disney in persona gli conferisce la tipica voce in falsetto che lo caratterizzerà per tutta la sua esistenza.

In fase di distribuzione, Disney ebbe alcuni problemi con la censura statunitense, a causa della gag che coinvolgevano un vaso da notte e una latrina; la pubblicazione del visto ritardò di alcuni giorni l'uscita del film, che tuttavia fu proiettato nella sua interezza.

In tempi recenti viene spesso tagliata la scena in cui, trovatosi al buio nella casa spettrale, Mickey Mouse esclama Mammy! Per quanto possa sembrare un’esclamazione priva di problemi, questa frase e l’intonazione rimandano immediatamente al comico Al Jolson: Jolson è conosciuto in particolare per l’utilizzo frequente della blackface, la pratica di raffigurare in modo caricaturale persone afrodiscendenti anche attraverso l’utilizzo di una pittura nera in volto. Se tale pratica oggi è inconcepibile, ai tempi era particolarmente diffusa: questa pratica è considerata fortemente offensiva a partire dagli anni ‘60 ed oggi è più che mai viva la discussione sulla sua liceità. Se pensate che il MET ha utilizzato la blackface per l’ultima volta nel 2015 per caratterizzare Otello nelle produzioni verdiane, capite come il problema possa essere tutt’altro che risolto.

Pink, plunk, plink

Qui si entra nel territorio classico della battaglia musicale a suon di note e pistole. Ce ne sono di celebri: dalla Symphony Hour della Disney, dove i componenti dell’orchestra si trovano a maneggiare strumenti distrutti, al celebre duello pianistico tra Tom e Jerry, o alla “Rhapsody Rabbit” con Bugs Bunny e Duffy Duck dove a più riprese ci potrebbe scappare il morto.

Pink, plunk, plink titolo che cita una canzone del compositore Leroy Anderson del 1951, è un cartone animato trasmesso nel maggio 1966, e diretto da Hawley Pratt. Si tratta di uno dei celebri corti della Pantera Rosa, creatura pinktroversa nata da una sigla animata per un film di Blake Edwards. Lei è alle prese con un violino, e tenta maldestramente di suonare il suo stesso tema musicale a firma di Henry Mancini. Poi prova a farsi assumere dall’orchestra dell’Hollywood Bowl creando rabbia e disappunto nel direttore d’orchestra (il celebre Little Man). In programma c’è la Quinta Sinfonia di Beethoven. E alla fine solo una persona applaudirà dal pubblico l’esito del concerto. E non sarà però una persona qualsiasi…

Pulcinella e il pesce magico

Alla fine degli anni Settanta, quando la RAI si stava orientando verso la messa in onda di serie animate giapponesi, i registi e animatori Giulio Gianini ed Emanuele Luzzati accettarono la proposta della Televisione Svizzera Italiana per la realizzazione di una breve serie antologica di carattere fiabesco.

Tra il 1979 e il 1981 furono così realizzati sei cortometraggi. Il primo di questi fu Pulcinella e il Pesce Magico, che è una rielaborazione della fiaba dei fratelli Grimm Il pescatore e la moglie, e proviene dal volume La tarantella di Pulcinella che Luzzati aveva illustrato qualche anno prima. La musica è accreditata a Oscar Prudente, che di fatto è la rielaborazione di brani popolari.

Il perno di tutta la faccenda però è il doppiaggio che nell’originale è un costante e accennato bofonchiare dei personaggi, dove, qua e là si capiscono solo alcune parole chiave. Tipo “spaghetti” e “umbrell”. Erano gli anni della Linea di Cavandoli e di Streapy di Bozzetto, cartoni che sospendevano l’eloquio in italiano, in favore di una comprensione più mimica e internazionale. Oggigiorno avremmo dovuto attendere Shaun The Sheep della Aardman per questo genere di risultato.

Sapete cosa era il Ferraniacolor? Si trattava di uno dei primissimi procedimenti cinematografici a colori sviluppato in Italia dalla Ferrania Technologies. Il primo film italiano a colori non poteva che essere una roba religiosa: Mater Dei del 1950, la storia della Madonna per un circuito sostanzialmente parrocchiale. Ma il secondo film, il più celebre e uno dei più formidabili prodotti dell’industria cinematografica italiana, fu Totò a Colori di Steno del 1952. L'uso di una pellicola a colori per quei tempi necessitava l'impiego di luci molto forti, a scapito della vista, e Totò soffriva già di problemi all'occhio sinistro; nessuno osava guardare in quelle lampade ad arco, all'epoca, per paura di danni alla retina. Si dice che la parrucca dell'attore fumasse, tanto era il caldo, e che, nel bel mezzo di una scena, questi sia addirittura svenuto. Il tipo di procedimento utilizzato era quello sottrattivo tricromico monopack, e fu impiegato in ambito cinematografico fino alla chiusura dell'azienda e all'adozione del sistema Technicolor. 

L’esito finale è talmente carico di magia cromatica che abbiamo deciso di includerlo in questa carrellata di cartoon music. Qui il celebre sketch con Totò che, in fuga dal cognato siciliano armato di coltello serramanico, fa finta di essere una marionetta. Sulla musica della Parade der Zinnsoldaten di Leo Jessel.

+1 -1

Guido Manuli è a nostro modestissimo parere uno dei più grandi geni dell’animazione italiana. Uno che se fosse nato in Francia o in America sarebbe considerato un super cult. Alcuni di noi se lo ricordano, come stile e sagacia, nei piccoli corti inseriti nel programma Quark di Piero Angela.  Inizia la sua carriera a Milano, dove si era trasferito da Cervia, iniziando come illustratore. Nel 1960 inizia a lavorare insieme a Bruno Bozzetto ricoprendo varie funzioni, fra cui quella di animatore, disegnatore, regista e direttore artistico. Per Bruno Bozzetto ha lavorato sui lungometraggi animati: West and Soda, Vip – Mio fratello superuomo, Allegro non troppo e anche nella serie del signor Rossi. Nello stesso tempo realizza sigle televisive e personaggi per la tv e la pubblicità. Risalgono a questo periodo le creazioni dei personaggi: "Donna Rosa", "Cavallino Michele", "Johnny Bassotto" e il Pappagallo per Portobello (il programma di Enzo Tortora). Nel 1991 vince un David di Donatello per la migliore sceneggiatura di Volere Volare di e con Maurizio Nichetti.

I più lo conosceranno per colui che ha realizzato le animazioni di “I Wanna Be Your Lover” dei fratelli La Bionda e “La Serenissima” del Rondò Veneziano. Daft Punk scansate.

Quello che presentiamo questa sera è un capolavoro del 1973 dal titolo +1 -1 che parte dallo storico assunto “Life is a film”, per poi concludere la frase solo alla fine del cartoon con “without one of us is another film”. Non ve lo facciamo vedere per ragioni musicali, anche perché le musiche di Massimo Noè e Pino Santapaga sono piuttosto datate, quanto piuttosto per pura e semplice divulgazione culturale. Come a dire: questo cartone animato va conosciuto.

Eccoci arrivati al grande nome dell’animazione italiana: Bruno Bozzetto. Non ha grande necessità di presentazione. Molta della sua vita artistica si è intrecciata ai già sopracitati Guido Manuli e Maurizio Nichetti. La Milano degli anni in cui operavano questo pool di creativi straordinari, è ben ritratta in Milano ‘83 di Ermanno Olmi: operaiale, sporca, grigia, brulicante di una vita sociale ancora intrecciata al terra, al dialetto, alla semplicità. Quella città è il centro creativo dove nasce uno dei massimi capolavori della nostra cinematografia: Allegro non troppo del 1976. 

L'idea del film nasce da un ascolto casuale del Bolero di Ravel, che diede a Bozzetto l'immagine di una crescita continua e incontrollata. Bozzetto desiderava dare una risposta con una diversa mentalità, sensibilità e gusto all'illustre precedente costituito da Fantasia. Questo film doveva costituire un superamento ironico del modello, qualcosa di più e di diverso, a partire dai contenuti: ecologia, consumismo, sessualità, politica...

Allegro non troppo si distingue nettamente da Fantasia perché la musica serve da sfondo per le storie che vengono narrate nei singoli episodi. Come racconta lo stesso autore «Ho visto dodici volte Fantasia. Disney ha dato un'illustrazione essenzialmente grafica della musica, mentre io ho cercato di raccontare delle storie. (...) È molto più difficile realizzare una storia seguendo la musica che non abbandonarsi alla fantasia grafica.»

Lo stesso Bozzetto ha animato da solo, quasi come un gioco personale, l'episodio della Danza slava n° 7 di Dvořák, il più semplice ed essenziale del film.

The lesson

Robert Arshavirovich Sahakyants nacque a Baku, nell'Azerbaijan sovietico, il 30 agosto 1950. Nel 1964, si trasferì con la famiglia a Yerevan, nell'Armenia sovietica. Dal 1970, lavorò presso lo studio cinematografico Armenfilm come animatore e dal 1972 come regista di cartoni animati. Autore di numerosi cartoni animati, nel 1987 gli fu conferito il titolo di Artista Onorato della RSS Armena. Nello stesso anno, il suo film d'animazione, "The Lesson", fu presentato al festival cinematografico dell'Unione Sovietica, dove vinse un premio. Nel 2008, ricevette il titolo di Artista Onorato d'Armenia. I suoi film hanno ricevuto premi in festival cinematografici internazionali in Italia, Spagna, Francia, Germania, Giappone, Ucraina e altri paesi.

The Lesson, del 1987, è un cortometraggio di circa 16 minuti. A tutti gli effetti è un lavoro armeno/sovietico perché gli anni in cui venne realizzato c’era ancora l’URSS. Lo si intuisce dal fatto che le numerosissime presenze pubblicitarie contenute nella prima parte del cartoon sono italiane. L’Italia a quel tempo era l’occidente più prossimo, perché unico paese in Europa con un partito comunista rilevante. 

Siamo nella più pura fantascienza surreale e psichedelica, vicino a quella di Roland Topor e di Metallo Urlante: un’astronave con un pool di astronauti edonisti e dal grilletto facile fanno irruzione in un nuovo pianeta e le conseguenze saranno inaspettate. 

Stiamo realizzando un piccolo documentario in cui riassumiamo la serata, proponendovi l’ascolto parziale di quanto abbiamo eseguito in una delle live più emozionanti di questo Puntuale 2025. Vi lasciamo la galleria black&white realizzata da Riccardo Caldirola.

Grazie per essere stati con noi in questa serata di colori, musica, parole e rumori. Tutto insieme.

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Cartoon Music a Biko il 16 Aprile

PREVENDITE

CARTOON MUSIC

La musica dei cartoni animati: da Steamboat Willie ad altre incursioni nel classic cartoon

Cosa accomuna Steamboat Willie di Walt Disney, la Pantera Rosa, i cartoni di Gianini e Luzzati, Bruno Bozzetto? Che tutti sono cartoni animati “veri”, ovvero fatti con olio di gomito, disegni e colori a mano. Oggi solo lo studio GHIBLI procede con quel tipo di artigianato. Per il resto quasi tutto ormai si fa con il digitale. 

La musica del periodo classico del cartone andava di pari passo con la qualità del processo produttivo: scrittura veloce, rapidi cambi di scena, ampio uso di temi della musica classica. Harry Mancini scriveva il tema della Pink Panther, George Hamilton Green (https://www.19m40s.com/09-teethcow) suonava le musiche del primissimo cartone della storia Disney, Cab Caloway appariva nei cartoni di Betty Boop. E poi venivano eseguiti, reinventati e storpiati composizioni di Franz Von Suppé (Symphony Hour del 1942), di Jean Sibelius, di Antonio Vivaldi, di Antonin Dvorak (Allegro non troppo di Bruno Bozzetto del 1976), di Ludwig Van Beethoven (Pink, Plunk, Plink del 1966) e moltissimi altri ancora.

Di tutto questo e anche di più suoneremo e vedremo assieme a Enrico Gabrielli, clarinetto e pianoforte, Marcello Corti, tromba e flicorno e Beppe Gagliardi, percussioni. Con noi anche Alessandro Trabace!

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Come è stato incontrare Morton Feldman?

Eseguire la musica di Morton Feldman nelle sale da concerto è una questione delicata. Farlo in un club dall’anima black soul è una vera sfida: una salita ripida, a occhi bendati, sulle mani e sotto lo sguardo di un pubblico tutt’altro che generalista.

Puntuale 2025 si è rivelato così eterogeneo da metterci di fronte a un pubblico di addetti ai lavori: musicisti, compositori, appassionati e conoscitori, tutti attenti, spartito alla mano e orecchie ben aperte. Un incontro decisamente diverso rispetto a quello avvenuto in occasione di *Plantasia*, dove invece il BIKO era pieno di ospiti lontani dal mondo della musica contemporanea.

Francesco Fusaro ha raccontato Feldman con una presentazione "come si fanno davvero le presentazioni": Comic Sans giallo su sfondo azzurro, meme su meme e un sunto estremo della biografia e delle caratteristiche stilistiche e compositive.

La Carta della Musica ha proposto l'esecuzione delle Intermission n.1 n.2 e n.4 per pianoforte solo, un brano del 1986 intitolato A Very Short Trumpet Piece—sei minuti di monodia per tromba sola—e il lento e disteso Bass Clarinet and Percussion del 1981. In totale, abbiamo suonato circa 40 minuti di musica e chiacchierato per trenta.

Ospite della serata, il percussionista Elio Marchesini, straordinario musicista e raffinatissimo esecutore. Insieme a lui, Enrico Gabrielli, Sebastiano De Gennaro e Marcello Corti hanno affrontato i lenti sviluppi feldmaniani con i loro strumenti d’elezione.

Il prossimo appuntamento è dedicato alla Cartoon Music: dimenticatevi però le principesse Disney, perché a Puntuale vogliamo esplorare con voi qualcosa di tutto tranne che mainstream.

La serata è stata possibile grazie a:
Elio Marchesini, percussioni
Sebastiano De Gennaro, percussioni
Enrico Gabrielli, clarinetto basso
Marcello Corti, tromba

Francesco Fusaro, testi e voce

Carlo Zollo, audio
Virginia Faraci, audio e luci
Riccardo Caldirola, foto

Otta e lo staff di Biko, anticlassici e straordinari.

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Torniamo a C3 con due programmi tutt'altro che digitali

19’40’’ torna a C3 per una data dedicata a musica tutt’altro che digitale: Sebastiano De Gennaro e Enrico Gabrielli presentano due programmi che ruotano intorno alla musicassetta. Insieme a loro, l’amico Pietro Puccio.

Cosa faremo a C3?
Questo è la prima proposta (clicca)
Questa è la seconda proposta

Martedì 25 Marzo vi aspettiamo a C3. Non vi possiamo dire dove: ma potete scriverci su telegram cliccando il bottone sotto.

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W V.E.R.D.I. a Parma, una recensione

Il fungo atomico

19 Marzo a Biko Parliamo di Morton Feldman

Luogo prezioso. Bel pubblico. Biliotti in forma e decisamente più centrata nei ruoli molteplici e gender fluidi. Enrico con nessuna tensione, Camillo disponibilissimo. Qualche intoppo di tecnica e problema di luce risolto alla buona. con un fungo atomico sottoilluminato

Cena vegana come la sanno fare solo a Parma: Con ragout e spezzatino.

Arrivati all'una e 10 a Milano.

Marcello Corti, Camillo Lepido, Francesca Biliotti, Enrico Gabrielli

Sembra una mattata, ma andare a Parma nel weekend é un po' come andare a Biko da Merate in un giorno lavorativo. Cambia solo la distanza in km.

La.cosa migliore? La Biliotti che guida al ritorno dimostrando senza grandi parole che il gendergap se esiste non tocca sicuramente le competenze viabilistiche.

Il pubblico che piano piano si accomoda a ColonneVentotto

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La 26esima uscita di 19'40'' è in cantiere

19’40’’, lo avrete capito, è un po’ così: settimane di apparente quiete e poi, di colpo, un nuovo album, un nuovo lavoro, una coperta musicale, un cadavere squisito, una stagione pubblica, una carbonara, collaborazioni, documentari, progetti nuovi… tutto insieme, tutto catapultato nell’oceano ricco di microplastiche dei nostri social. Dove le microplastiche sono i contenuti inutili che inquinano le nostre vite.

Per questo il blog è, per noi, uno strumento prezioso: ci permette di tenere in ordine, archiviare tutto quello che, altrimenti, finirebbe bruciato in un effimero sfruttamento da piattaforma META-derivata.

LIVE il 19.03

La fonte più interessante da cui attingere i contenuti di questo periodo di preparazione della 26esima uscita, è sicuramente il gruppo WhatsApp di 19’40’’, tra foto di figli, di arti infortunati e di gomme bucate (sic!), ci sono piccole perle che raccontano quello che sta succedendo dietro le quinte.

O anche solo delle figate atomiche, come ad esempio questi scatti di uno dei luoghi migliori di Milano, la sede dei Carlo Colla a BASE.

Il 24 febbraio invece eravamo al Blackbear Studio di Lissolo, lo studio di Seba, e stavamo registrando un lavoro inedito di Enrico. La situazione era surreale e quindi bellissima. Abbiamo qualche scatto che testimonia il profondo e contrito impegno esecutivo dei nostri ospiti. A proposito, li conoscete? Ve ne parlo più avanti.

Lorenzo D’Erasmo e Gabriele Lattuada, il duo LoLa

Siamo poi finiti in uno studio di registrazione distopico, fermo al 1968. E’ lo sstudio di Piero Umiliani con tutto il gear originale. Rifatevi gli occhi con questi scatti!

Infine abbiamo incontrato un vecchio amico, Luca Medioli, cornista raffinato e musicista sensibile. Insieme a lui abbiamo inciso un altro brano della 26esima uscita. Con Luca abbiamo già inciso Plantasia nell’arrangiamento per ensemble che è uscito per 19’40’’ più di tre anni fa! Lo trovate nel nostro shop anzi no, è soldout!

MA PLANTASIA LIVE?

Questo mese ne abbiamo combinate parecchie: C3 con La favola della realtà, Biko con Tierkreis, la 26esima uscita in lavorazione, le spedizioni della speciale e della 25esima… insomma, ci stiamo dando sotto. Grazie per il sostegno! Ogni piccolo gesto ci aiuta a portare avanti questo piccolo progetto, significativo per noi e per voi.

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Ci vediamo da BIKO il 19 Marzo per una retrospettiva su Morton Feldman

ATTENZIONE, per cause di forza maggiore, abbiamo dovuto invertire le date di Marzo e Aprile. La programmazione di Puntuale cambia, ma non troppo.

INFO E PREVENDITE

MORTON FELDMAN

una retrospettiva

Morton Feldman, per chi non lo conoscesse, rappresenta qualcosa di più di un semplice compositore americano, attivo tra la fine degli anni quaranta e per quasi tutti gli anni ottanta. Lui rappresenta un’ideale figura di artista completo applicato alla musica. Quindi non un progettista di strutture o un matematico degli eventi, ma un vero e proprio animo multimaterico e interdisciplinare confluito nella partitura. 

Conobbe bene Jackson Pollock, Mark Rothko, Samuel Beckett, tutta gente che parlava di senso del presente in un modo decisamente non accademico. E soprattutto non storicizzato.

Eseguiremo due brani: The King of Denmark del 1965 per percussioni e Bass clarinet and percussion del 1981 appunto per clarinetto basso e percussioni.

Lo faremo assieme a un grande ospite e amico: Elio Marchesini alle percussioni, uno dei massimi esperti di percussioni contemporanee in Italia. Assieme a lui Sebastiano De Gennaro percussioni) Enrico Gabrielli (clarinetto basso) e Francesco Fusaro che racconterà Feldman in poche, semplici e “puntuali” parole.

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Come è andato TIERKREIS?

E’ difficile riassumere una serata come quella di Mercoledì a BIKO. Molto difficile. Potremmo parlarvi del clima di profondo ascolto che c’era, del pubblico numeroso e attento, della magia della musica di Stockhausen e della sorpresa di un’Aria di Saturno di Roberto Lupi davvero intensa. Per non parlare poi di Dream, piccolo capolavoro firmato Cage, eseguito in un modo scuro, profondo e elettroacustico dagli Esecutori di Metallo su Carta.

Però forse le parole giuste sono quelle di Alessandro Trabace: “dopo Sanremo, ci voleva proprio!”

Vi lasciamo gli scatti dell’immarcescibile e insindacabile Riccardo Caldirola. La prossima data di Puntuale è con Elio Marchesini e Morton Feldman. Ma come? Esatto: abbiamo invertito l’ordine dei concerti. Ma se ci seguite sui social, vi raccontiamo poco a poco cosa sta succedendo.

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L'Oroscopo di 19'40''

Prevendite

TIERKREIS di KARLHEINZ STOCKHAUSEN

Musica e astrologia

I legami tra musica e astrologia sono sempre un ottimo pretesto per fare musica che celi significati multipli, che parli di più cose sovrapposte, che dica qualcosa nascondendo qualcos'altro.

L’occultamento di senso è uno dei giochi preferiti dei compositori di musica colta contemporanea, e nella maggioranza dei casi chi scrive lascia direttamente all’ascoltatore scavare e trovare ciò che c’è di più nascosto. Il signor Stockhausen però, a differenza di molti altri colleghi, ha sempre lasciato in un angolo una pala con cui scavare meglio e prima.

Nel 1975 Karlheinz Stockhausen compose dodici melodie, una per ogni segno zodiacale, per lo spettacolo teatrale Musik Im Bauch. Le melodie, chiamate Tierkreis, erano destinate a sei percussionisti e carillon, e sono state ispirate da bambini, amici e conoscenti nati sotto i vari segni zodiacali. Stockhausen scrisse anche dodici testi che descrivevano le caratteristiche dei 12 tipi umani legati ai segni. Il campanile del Municipio di Colonia ancora oggi usa queste melodie come rintocco delle ore della giornata.

L’esecuzione integrale di Tierkreis che proponiamo, è in una trascrizione pensata e incisa da Sebastiano De Gennaro (https://www.19m40s.com/11-tierkreis) su tastiere giocattolo e violino.

Gli Esecutori di Metallo su Carta sono: Alessandro Trabace al violino, Angelo Trabace, Sebastiano De Gennaro e Enrico Gabrielli alle tastiere CASIO.

Dj set a cura di Classical Hooligans: Dimenticate i salotti polverosi e le accademie imbalsamate: Classical Hooligans vi lancia in un DJ set feroce e imprevedibile, dove un compositore arrivato da Sirio flirta con fughe barocche, riverberi intergalattici e serenate per satelliti. Tra echi di monoliti sonori e distorsioni cosmiche, seguiremo le tracce di un cane lunare in un viaggio instabile tra esplorazione e collisione.

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Come è andata al BIKO con Sornisi?

Vi lasciamo la galleria degli scatti che il buon Riccardo Caldirola ha realizzato durante la bella serata dedicata a Chino Goia Sornisi: è stato bello farvi ascoltare musica di Gioachino Rossini per circa un’ora senza farvi capire che era musica di Gioachino Rossini.

Potete ascoltare il primo, incredibile brano utilizzando il lettore che vi mettiamo quì sotto: come dice Damiano Afrifa, questo brano è un trattato di armonia.

TELEGRAM IS HOT

I protagonisti del terzo appuntamento di Puntuale 2025 sono stati Enrico Gabrielli, Sebastiano De Gennaro, Luisa Santacesaria e Damiano Afrifa, insieme a Francesco Fusaro. La tecnica è di Virginia Faraci (luci) e Carlo Zollo (audio). C’era anche Giacomo Cracco a girare immagini preziose per i futuri curiosi musicali. Il project managing è di Marcello Corti e BIKO invece porta il nome di Otta.

Grazie a chi era con noi da BIKO. Ci vediamo il 19 Febbraio per una data dedicata a Stockhausen e all’astrologia insieme a Angelo e Alessandro Trabace, Sebastiano De Gennaro e Enrico Gabrielli!

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